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martedì 9 ottobre 2007

HYBRID THEORY (2000)


VOTO 4/5

HARD ROCK DA MILIONI DI COPIE

L'uscita di questo album è stata una novità energica nell'anno in cui il Pop esplodeva e si diffondeva contagiando tutti. C'era bisogno di qualcosa di contrapposto, di arrabbiato, ma allo stesso tempo abbastanza melodico da essere commerciale. Bersaglio principale l'adolescenza, quella arrabbiata e più debole e oppressa da una società con modelli sempre più perfetti e apparenti. Detto così i Linkin Park sembrano i nuovi Nirvana, ma non lo sono affatto. Il gruppo degli anni 90 aveva radicalmente cambiato la musica per sempre e dava voce ad un malessere più profondo e implicito rispetto alla rabbia ferita dei Linkin Park, musicalmente meno innovativi ma comunque portatori di un suono nuovo.


IL CD
Molte tracce di questo album d'esordio sono tremendamente energiche e cariche di rabbia e risentimento. PAPERCUT e ONE STEP CLOSER (primi singoli) sono due canzoni d'apertura perfette, la prima con la batteria che fa da preludio alla scarica elettrica della chitarra e il rap veloce e inquieto di SHINODA. Il ritornello di BENNINGTON fa subito intendere le sue doti vocali, ma ancora non sono espresse al massimo della forma. La seconda traccia segue la prima e il cantante urla uno SHUT UP finale graffiante e a pieni polmoni, tanto vuole farsi ascoltare.


WITH YOU è più Pop, come lo sarà POINTS OF AUTHORITY e la sesta traccia RUNAWAY, orecchiabili ma tematicamente sempre con un misto di malinconia, risentimento e malessere spirituale. CRAWLING è un altro singolo, con strofa calma e accompagnata dalla voce dolce di Bennington, che però sa alterarsi e cambiare totalmente umore nel refrain. BY MYSELF e FORGOTTEN sparano una dose di adrenalina pura, sempre con strofe più calme per poi scatenare l'inferno al ritornello e con dei Bridge in cui ci si chiede come non faccia la voce di Bennington a terminare o a causare un mal di gola.


IN THE END è l'ultimo singolo uscito e quello che li ha consacrati definitivamente agli occhi di chi magari apprezza più canzoni melodiche con ritmo meno aggressivo e un testo facilmente cantabile e orecchiabile. A PLACE FOR MY HEAD è del tutto trascinante, su un livello superiore rispetto alle altre tracce (esclusi singoli) con un rap rapido ma penetrante, ritornello azzeccato e un bridge assolutamente riuscito e capace di far saltare tutti e portarli a distruggere qualsiasi cosa capiti davanti. PUSHING ME AWAY è un degno finale, sulla linea di IN THE END per concludere un ottimo disco, pieno di trattenuta energia che trova in questa canzone un finale addolcito, ma sempre avvolto da un velo di malinconica solitudine.
Ottimo esordio, che ha lanciato questo gruppo in tutto il mondo, anche nell'estremo oriente dove i LP sono seguitissimi e molto imitati specialmente dai giovani giapponesi. Milioni di copie vendute sono solo la prova dell'energia rabbiosa che i LINKIN PARK hanno diffuso da sette anni a questa parte, ma non sempre un gruppo sa cambiare stile e genere senza causare scontenti e storte di bocca, ma di questo parlerò nella recensione del loro ultimo album.

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